venerdì 24 aprile 2015

Visto per voi.. e per me - "Mia madre"


Scheda film


·         DATA USCITA: 16 aprile 2015
·         GENERE: Drammatico
·         ANNO: 2015
·         REGIA: Nanni Moretti
·         SCENEGGIATURA: Nanni Moretti, Francesco Piccolo,Valia Santella
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·         FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari
·         MONTAGGIO: Clelio Benevento
·         PRODUZIONE: Fandango, Sacher Film, Rai Cinema in co-produzione con Le Pacte e con Arte
·         DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
·         PAESE: Italia
·         DURATA: 106 Min

Quando andrete a vedere “Mia madre” di Nanni Moretti, riempitevi la borsa di fazzoletti e mettetevi subito l’animo in pace: ci sarà molto su cui riflettere e tanto per cui commuoversi. Ma se avrete affrontato questo film con lo spirito giusto alla fine della proiezione, oltre ad aver usato tutti i cleenex che avrete a disposizione,
uscirete dal cinema con il cuore colmo di sentimenti e la testa piena di riflessioni. E sicuramente avrete voglia di chiamare subito vostra madre e dirle con voce rotta dall’emozione, quanto bene le volete e le continuerete a volere per tutta la vita.

Ve lo consiglio questo film, con totale convinzione. Vi coinvolgerà, profondamente. E toccherà ogni singola corda della vostra anima. E’ un’opera d’arte sull’amore più grande che ciascuno di noi possa provare. Quello per colei che ci ha dato la vita. Nostra madre. E credetemi, per una come me che ha scritto un libro sulla sofferenza della malattia della propria mamma, confrontarsi con una storia che racconta la difficoltà di accettazione di un figlio all’idea di perderla definitivamente, è stato davvero come rivedere sul grande schermo pezzi di sé e della propria durissima storia. Ma a prescindere dall’esperienza personale di chi vi scrive, la bellezza di questo film risiede soprattutto nel fatto che offre a tutti noi la possibilità di una totale identificazione. Tutti noi abbiamo una madre a cui rivolgere un pensiero, che ci sia ancora o che non ci sia più. Quindi da questo punto di vista è un film per tutti noi. Perché è impossibile non immedesimarsi.

Nanni Moretti ci racconta la storia di una regista, Margherita (interpretata da un eccellente Margherita Buy), la quale durante la lavorazione di un film sul lavoro, gli scioperi e la crisi dei nostri tempi, vive parallelamente il dramma della grave malattia della madre, senza riuscire ad accettare il suo ineluttabile destino e l’approssimarsi del distacco da lei. Al suo fianco, tra flebo pigre e corsie d’ospedale, il suo garbato fratello, interpretato da un perfetto Nanni Moretti, che con la sua calma, saggezza e pacatezza, riesce a razionalizzare la realtà e ad accompagnare la sorella nel suo difficile percorso di elaborazione dell’evento. Margherita è complicata, nevrotica, in difficoltà nella vita, un po’ come nella sua professione. La sua difficile gestione della contorta e stravagante figura di un attore sul viale del tramonto e con evidenti problemi (un esilarante John Turturro, che ci regala i momenti ironici del film), mi è parsa la metafora di tutta la sua difficoltà esistenziale nell’interagire con gli altri. Dolcissima e tenerissima Giulia Lazzarini nella parte della madre. Una donna che lotta con dignità. Che non vuole arrendersi, pur intuendo l’avvicinarsi della sua fine. Che in uno dei passaggi più intensi del film, precisamente nelle battute finali, quando la figlia le chiede a cosa pensa, risponde sorridendo “A domani” pur sapendo che probabilmente quel domani, per lei, non ci sarà.

Film duro. Doloroso. Commovente. Opera che sveglia. Graffia. Schiaffeggia. Narra con esemplare profondità quel taglio nel cuore, quello strappo doloroso che nessuno vorrebbe mai vivere ma che spesso, per questioni anagrafiche, è inevitabile, cioè il distacco dalla propria madre. E’ un dramma umano espresso con sensibilità e delicatezza, nonostante la violenza del dolore che ci racconta.

Le scene che mi sono rimaste maggiormente impresse? Numerose, a dire la verità. E già questo la dice lunga sul valore e sulla qualità della pellicola. Non ve ne svelo la conclusione, ma ve ne segnalo alcune che mi hanno toccata dentro, in profondità, suscitando reazioni emotive molto forti.

1. La scena di Margherita, che dopo aver sorpreso la madre guidare l’auto con la patente scaduta gliela distrugge schiantandosi contro un muro, per non consentirle di usarla ulteriormente. Amaro dramma dell’anziano al quale ad un certo punto vengono strappate  autonomia e libertà decisionale.

2.Toccante è poi la scena in cui Margherita si arrabbia con la mamma perché, sfinita dal dolore e dalla sofferenza, non riesce a percorrere due metri per raggiungere il bagno. La figlia cerca di costringerla, per dimostrare a sé stessa che ce la può ancora a fare a salvarsi, ma rendendosi conto che il tentativo è vano e disperato, alla fine rinuncia e in un intenso abbraccio di scuse, c’è tutto il suo amore e la definitiva resa ad un destino che oramai ha scelto la sua direzione e che impietosamente ribadisce di non voler assolutamente tornare sui suoi passi.

3. E infine la mano di Margherita che scorre, come accarezzandoli, sui tanti testi della libreria della madre, insegnante di latino e greco in pensione. Gesto che è un pò come passare la mano sulla vita dell’anziana professoressa, chiedendosi cosa sarà di quei libri dopo la sua morte e cosa sarà in fondo di sé stessa, quando  sua madre non ci sarà più.

Mi sono commossa anch’io. Era inevitabile. E non poteva essere altrimenti. Bravissimo il cast. E Bravissimo Moretti. Ha raccontato magistralmente la drammatica esperienza di malattia di un genitore, vista dal punto di vista di figli che ovviamente la vivono in modi differenti a seconda della propria personalità (vedi il contrasto tra la lucida rassegnazione del fratello Giovanni e l’ostinata non accettazione di Margherita). E in modo altrettanto diverso si preparano ad elaborarne la perdita. Pertanto, andatelo a vedere questo film. Non ve ne pentirete. Ma mi raccomando. Non dimenticate a casa i fazzoletti.   
      


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